"Le sorelle di Eowyn. Donne guerriere..."

"Le sorelle di Eowyn. Donne guerriere, utopia femminile e guerra dei sessi nei miti slavi e dell'Europa centrale"

presentazione a cura di Dario Giansanti

 Domenica 28 luglio,
ore 17.30
Sala Regia, piazza del Comune,
Viterbo.
 

Com'è noto, il personaggio di Éowyn, la coraggiosa principessa di Rohan, ha alle sue spalle una ricca base di riferimenti leggendari. Nel creare la sua splendida eroina, Tolkien guardava alle amazzoni e alle valchirie dei miti classici e nordici.

Effettivamente da Atalanta a Brunilde, i miti europei conoscono molte classi di figure femminili che, in contrasto con i tradizionali ruoli di genere, eccellono nella forza delle armi e si dedicano con successo alle imprese belliche, spesso dando filo da torcere alle loro controparti maschili.

Molto interessante in questo senso è la mitologia slava, dove, dalle temibili guerriere russe alle brigantesse delle ballate bulgare, è facile trovare agguerrite e decise figure femminili in posizione di preminenza, sia politica, sia militare. Un elemento che già gli storici franchi e bizantini avevano avuto modo di rilevare con loro grande sorpresa, in quanto donne e ragazze fornivano una parte non indifferente delle avanguardie slave nel corso delle loro migrazioni in Europa centro-meridionale.

Particolarmente ricca e variegata la presenza femminile nel legendarium consegnato dai cronisti boemi e polacchi. Le leggende della nascita del popolo ceco e della fondazione di Praga, popolari in epoca romantica, ma oggi quasi dimenticate a livello popolare, raffigurano un mondo primordiale precedente a una distinzione tra i ruoli di genere: «Allora, le fanciulle ceche crescevano senza alcuna educazione, come amazzoni», leggiamo nella Chronica Bohemorum di Cosma da Praga (XI-XII secolo), «ambivano impugnare le armi dei guerrieri ed eleggevano i loro capitani. Si battevano come soldati e al pari degli uomini andavano a caccia nelle foreste. Non erano i maschi a sceglierle come spose, ma erano loro stesse, quando lo volevano, a scegliersi i mariti». In questo contesto, affiorano affascinanti figure femminili, quali Libuše, la profetessa dei Cechi, decisa a non perdere il controllo della sua tribù, con le sue sorelle Kazi e Tetka, l’incantatrice e la sacerdotessa; e soprattutto l'agguerrita Vlasta che, decisa a non lasciarsi sottomettere dall'insorgere della società patriarcale, crea una sorta di utopia femminile battendosi strenuamente contro il potere maschile. Questo ciclo mitico, che i cechi conoscono come dívčí válka, la "guerra delle fanciulle", è forse uno degli episodi più particolari e, sorprendentemente, meno conosciuti della mitologia dell'Europa centrale.

Dario Giansanti, responsabile del progetto "Bifröst", e la latinista Giuseppina Gatti, hanno portato alla luce questi cicli mitici traducendo e analizzando le cronache medievali boeme e polacche. Sia riconducendo le tradizioni boeme nel contesto della mitologia slava, sia confrontandole con i dati della comune eredità indoeuropea, si rivela la sorprendente antichità di un ciclo leggendario che affonda le proprie radici in tempi e spazi remotissimi. Dietro le figure di Libuše, di Vlasta, di Wanda, si riconoscono in controluce i miti degli sciti, l’epica degli osseti, i cicli regali persiani, rivelando come le storie narrate sulle sponde della Moldava possano trarre la propria linfa dal più antico fondo indoiranico.


La conferenza si terrà all'interno della prima edizione di "In viaggio verso Isengard", evento organizzato dalla Società Tolkieniana Italiana a Viterbo nei giorni 27 e 28 luglio.